Cinema

Crescere con Bertolucci in sei film

Con la morte di Bernardo Bertolucci muore anche un pezzetto di me. Crescere con Bertolucci in sei film è un omaggio al suo cinema. Bertolucci è stato infatti il primo regista che mi ha fatto avvicinare e appassionare al cinema. 

Strano, forse, essendo quello di Bertolucci un cinema fortemente politico, intriso di sesso, tabù e angosce moderne. Inadatto, forse, alla quindicenne che ero quando fuori dal multisala attendevo la proiezione di The Dreamers .

Eppure fu amore a prima vista. Che proseguì a seconda, terza, quarta, quinta vista… Fino a oggi, fino a quando la speranza di rivedere Bertolucci dietro una macchina da presa è morta insieme a lui.

Bernardo Bertolucci ha fatto parte della mia formazione non solo cinematografica, ma anche personale. Le sue pellicole mi hanno insegnato quanta poesia c’è nella lotta, quanto amore c’è nella resistenza, quanta dignità nel perdono.

In Crescere con Bertolucci in sei film voglio ringraziare un regista le cui immagini sono entrate a far parte integrante della mia vita. Pertanto la cronologia che seguirò, me ne scuso fin da ora, sarà quella di un tempo interiore intimo e personale.

Crescere con Bertolucci in sei film

The Dreamers (2003)

Il mio primo impatto con il cinema di Bertolucci. Il mio primo impatto con la bellezza disarmante di Eva Green, che (s)veste i panni di una Venere di Milo che ha turbato non poco le mie convinzioni da quindicenne. La prima locandina affissa in camera, quando ancora le locandine te le regalavano al cinema.

Crescere con Bertolucci in sei film

Isà incatenata alla Cinémathèque Française fu la ragione primaria che mi spinse a prenotare un volo per Parigi e andare a cercare questo posto misterioso, dove gruppi di cinefili si ritrovavano a fare la storia.

Dopo aver visto The Dreamers per la prima volta, per anni mi sedetti in prima fila al cinema, perché dovevo anche io arrivare alle immagini prima degli altri spettatori in sala. Avevo fame di tutto quello che mi ero persa fino a quel momento.

The Dreamers mi aprì la strada al cinema francese, alla Nouvelle Vague, al triangolo amoroso di Jules et Jim e alla corsa sfrenata nel Louvre di Bande à part. Mi insegnò cosa significasse portare la rivoluzione nel cinema. O fare la rivoluzione attraverso il cinema.

Grazie a The Dreamers i miei tabù sul sesso lasciarono spazio a una comprensione più matura della sessualità. Crescere con Bertolucci in sei film è un titolo più che mai azzeccato.

Ricordo che entrai in fissa con Tous les garçons et les filles della Hardy e la canticchiavo in ogni dove. Imparai persino a suonare una versione inascoltabile di Hey Joe di Hendrix alla chitarra classica. Credo che quello di The Dreamers sia stato uno dei primi DVD che acquistai.

Nonostante The Dreamers non fosse altro che il saluto nostalgico a un’epoca che si era chiusa facendo poco rumore, per me fu l’apertura di un nuovo mondo.

Io ballo da sola (1996)

Questo film fu la naturale conseguenza di The Dreamers. Rimasi talmente colpita dalla visione del mio primo Bertolucci da andarmi a cercare la sua filmografia. E quale film migliore di un romanzo di formazione incentrato su una giovane alla ricerca e alla scoperta di sé poteva catturare l’attenzione di una quindicenne con tante domande per la testa e poche risposte?

La seconda locandina appesa in camera arrivò presto e ritraeva il volto conturbante di Liv Tyler.

Crescere con Bertolucci in sei film

Ritrovai Io ballo da sola in molti altri film. Ultimo tra i tanti, Chiamami col tuo nome di Luca Guadagnino, in cui lo stile, la poesia, la delicatezza prorompente del tocco di Bertolucci emergono da ogni scena, intrisi di amore, erotismo e scoperta della propria identità.

Ultimo tango a Parigi (1972)

Uno dei primi film, forse proprio il primo, che inaugurò il piccolo cineforum che organizzavo con le amiche all’interno della mia cameretta. L’ennesimo film che non ti aspetti di vedere per la prima volta a sedici anni o giù di lì.

Un film ruvido, violento, uno schiaffo al decoro borghese, forse il più rivoluzionario di Bertolucci. Tanto rivoluzionario da subire bandi, roghi, multe, minacce, accuse di stupro e misoginia.

Eppure, dietro alla scorza di una fuggevole storia di sesso che assume i connotati di un Marlon Brando aspro, c’è tutta la solitudine che solo l’amore ti insegna. Gli stereotipi del sentimentalismo cinematografico vengono sconvolti, la sessualità esplode e spaventa una generazione intera, una classe politica intera.

Novecento (1976)

Seppure l’uccisione del maiale e la sua conciatura in perfetto stile campagna emiliana mi ricordasse i racconti di gioventù di mio padre, che andava ghiotto per il grasso raggrumato del maiale sul fuoco, questa scena fu una delle cause principali che mi portarono a diventare vegetariana.

Bertolucci racconta un intero secolo, la sua oscurità e i suoi spirargli di luce, l’idea romantica del fanciullo che inevitabilmente cresce e deve affrontare l’orrore. Alfredo e Olmo sono le due facce della stessa medaglia, i due protagonisti che simboleggiano una intera epoca fatta di contraddizioni e violenza. Un manifesto politico a tutti gli effetti.

Ma Novecento è anche l’ennesimo romanzo di formazione di Bertolucci, è la scoperta del sesso, dell’amicizia, dell’amore, dell’odio, della vendetta, del perdono e della libertà.

E’ il ricordo di un tempo che fu, quello dei racconti di mio padre, quello delle mutande di lana e dei giochi nell’aia, in cui i figli dei padroni e i figli dei servi, per la durata di un pomeriggio, erano soltanto bambini.

Il conformista (1970)

… ma anche La commare secca, sono pellicole politiche, figlie bastarde, illegittime e ultime dell’incontro tra Bertolucci e Pasolini, uno dei suoi grandi maestri.

Crescere con Bertolucci in sei film

Le puttane, il sesso e la liberazione dei corpi sono l’antidoto al cosiddetto “uomo medio” dipinto ne Il conformista, l’uomo fascista per abitudine, per tradizione, per patriarcato. In una parola, l’uomo italiano moderno.

Il sottotesto gay, così come quello lesbico, che esplode con l’indimenticabile ballo della Sandrelli e della Sanda, sono al contempo Resistenza e Rivoluzione, sovversione e sommovimento.

La fotografia, la costruzione dell’inquadratura Hitchcockiana, l’uso delle luci, i piano sequenza che ripercorrono l’architettura razionalista fascista sono qualcosa di formalmente perfetto che non scade mai nel manierismo.

Crescere con Bertolucci in sei film

Crescere con Bertolucci in sei film 

Io e te (2012)

L’ultimo lungometraggio di Bertolucci si ispira all’opera di uno scrittore che personalmente non sopporto. Ne esce un prodotto che personalmente ho adorato, un epilogo artistico dalle tinte malinconiche.

Lorenzo e Olivia si muovono in uno spazio tetro e angusto, la macchina da presa li segue senza lasciarli scappare. Ritorna il filo rosso di Bertolucci, che lega gran parte della sua produzione: il ballo. David Bowie canta, Tea Falco canta, ritorna in un flash tutto il cinema di Bertolucci.

Il dolore esplode in tutta la sua potenza e la cantina non è più un loculo, un simbolo di morte, ma un luogo che protegge, uno spazio sicuro di libertà. E ancora una volta Bertolucci ti fa innamorare delle donne facendole ballare.

Ho sempre pensato che Bertolucci fosse immortale. E inizio a convincermi che forse in realtà lo è davvero.

RES GESTAE DIVI. Grazie di tutto, con tutto l’amore che posso.

 

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *