Letteratura

Quando la bellezza irrompe

La bellezza, si sa, può lasciare senza parole. O, al contrario, può portare a dire troppe cose, a volte inopportune. Soprattutto se la bellezza indossa una gonna, una camicetta che lascia intravedere una scollatura e un paio di tacchi. Ma cosa succede quando la bellezza irrompe nelle nostre vite?

Si dà il caso che oggi la bellezza in questione abbia fatto irruzione proprio nell’istituto scolastico dove insegno. Una bellissima donna, elegante e probabilmente straniera, ha assistito a una lezione di fisica in compagnia di qualche mio studente maschio.

Impossibile non notarla, perché la sua aura ha impregnato persino i muri del corridoio, con una grazia e una femminilità invidiabili. Lecito, da parte dei miei studenti e colleghi maschi, posarle gli occhi addosso, imbarazzati e attoniti. Persino io, da donna, mi sono fermata un istante chiedendomi da dove fosse comparsa tale sinuosa e fine bellezza.

Quello che non è lecito è trasformare la bellezza in proprietà, soprattutto se dietro questa bellezza c’è una donna. E questo è ciò che è successo in seguito al passaggio della ragazza misteriosa che doveva assistere alla lezione di fisica.

“Le darei una botta, ma non ci avrei una storia”

Il primo studente ha identificato in lei un oggetto sessuale su cui sfogare il proprio desiderio. Senza chiedersi nemmeno per un istante se tale attrazione fisica fosse minimamente corrisposta. Ha parlato di “botta”, un termine che non lascia spazio alla conoscenza, al corteggiamento vicendevole, all’avvicinamento rispettoso e cauto che potrebbe anche sfociare in una risposta avversa, del tipo “mi dispiace, ma non mi interessi”. No. E’ scontato, automatico, che lei debba prestarsi e farsi dare una botta. Perché lei è una donna, è bella ed è straniera, lui è un maschio, è eterosessuale ed è bianco. Il rapporto sessuale senza interrogarsi sul consenso è dunque concesso, ma averci una storia, con una così, mai. Se è così bella sarà viziata, attaccata al denaro, infedele, già fidanzata, difficile da gestire perché indubbiamente troppo sofisticata e capricciosa. Le ipotesi non sono mancate, insomma.

“Una così la manterrei direttamente, è proprio femmina”

Il secondo studente, invece, ha scelto la strada opposta. Indubbiamente una donna del genere va s*****a (e qui mi auto-censuro, ma è quello che è stato detto), ma va anche mantenuta. E’ fuori discussione che abbia un lavoro o una casa, che sia indipendente ed emancipata. E’ un dato di fatto, e basta solo un’occhiata al suo didietro per accertarsene, che necessiti di un uomo che la mantenga. Perché quelle così sono troppo belle, troppo femmine, per non avere un uomo al loro fianco che se ne prenda cura.

“Hai presente quanto ti costa una tipa del genere?”

Il terzo studente l’ha messa più sul piano pecuniario. Una così usa creme da minimo settanta euro, chi ha tutti questi soldi da investire nella cura della sua bellezza. Ancora una volta viene dato per scontato che la ragazza non abbia un lavoro, che non sia in grado di mantenersi, che essendo così bella ci sia una indubbia costosa costruzione di tale bellezza dietro.

Queste e altre frasi sono state pronunciate dopo aver visto questa donna per qualche istante. Ma pochi secondi sono bastati a tre maschi, non esattamente ragazzini, a giudicarla dal punto di vista fisico, sociale, economico e morale. E la cosa più inquietante è che questi giudizi sono stati pronunciati in tutta tranquillità di fronte a me ma dietro le spalle della ragazza in questione, come se fossero verità inopinabili che nemmeno la diretta interessata poteva arrogarsi il diritto di contestare. Parole dettate, forse, dalla propria insicurezza, dal rendersi conto di non essere all’altezza, di essere inadeguati. Dal rendersi conto di non essere in grado di gestirla quando la bellezza irrompe.

Il peso del linguaggio

Ma il linguaggio, che esprima intenzioni o prassi poco importa, ci insegna Orwell, sta alla base del cambiamento sociale. E credo che finché saremo disposti a tollerare un linguaggio sessista, maschilista, volgare e potenzialmente violento questo cambiamento sociale non diventerà mai pratica quotidiana. Costituirà piuttosto terreno fertile per una cultura della prevaricazione di genere e dello stupro.

Eppure quando tale bellezza ci colpisce dovremmo imparare a coglierla e apprezzarla con rispetto, perché siamo esseri umani e di bellezza ne abbiamo davvero un gran bisogno, ma non per adoperarla a nostro uso e consumo, come fosse una proprietà, quanto per trasformarla in nutrimento dell’anima. Impariamo quindi a coglierla quando la bellezza irrompe, perché come saggiamente scrisse David Herbert Lawrence, “the human soul needs actual beauty even more than bread”.

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