Qual è la storia del tartufo?

Naomi Colombo
2025-09-06 19:48:25
Numero di risposte
: 13
L'Umbria è sempre stata terra di tartufi: questo “sasso profumato veniva chiamavato "tartùfro" e ne diffusero l'utilizzo e la conoscenza in tutta la penisola.
Tuttavia con l’avvento del Medioevo l’interesse verso il tartufo diminuì notevolmente, perchè i si credeva che fosse velenoso o che un cibo delle streghe.
Durante il Rinascimento, con l'affermarsi della cultura del gusto e dell'arte culinaria, fu rivalutato fino a essere considerato protagonista nella cucina dei signori dell’epoca.
Nel 1564 il medico umbro Alfonso Ceccarelli scrisse la prima monografia sul tartufo, l'"Opuscolum de Tuberibus", in cui raccolse i contributi di naturalisti greci e romani e diverse curiosità storiche.

Maggiore Orlando
2025-08-29 03:06:57
Numero di risposte
: 14
La storia del tartufo affonda le sue radici in epoche talmente remote, che rende difficile distinguere ciò che è riconducibile alla realtà da ciò che è frutto di leggenda o della fantasia.
Il filosofo greco Plutarco di Cheronea, generò la fantasiosa ipotesi secondo la quale il prezioso fungo nascesse dall’azione combinata dell’acqua, del calore e dei fulmini.
Il medico greco Galeno, che ne interpretava la natura afrodisiaca, fu il primo medico sistematico greco del II secolo a.c. a divulgare le qualità nutritive del tartufo e a somministrarlo ai propri pazienti.
Il rinomato medico, scriveva che il tartufo era molto nutriente e che poteva “disporre della voluttà”.
Il tartufo nell’Antica Roma, il tartufo era molto apprezzato per il suo gusto ed aveva un prezzo elevato proprio a causa della sua rarità, dovuta alla sua difficile reperibilità.
Il tartufo nel Medioevo, la scarsa conoscenza riguardo la sua natura di origine vegetale o animale unita alle credenze popolari, alimentò falsi pregiudizi.
Il tartufo infatti, veniva visto come un’escrescenza velenosa e degenerativa del terreno che nel corso degli anni venne nominato come “cibo del diavolo” o delle “streghe”.
Il tartufo nel Rinascimento, il tartufo, ritorna protagonista nel periodo del Rinascimento con l’affermarsi di una vera e propria cultura del gusto e dell’arte culinaria.
La fama del tartufo, dopo tanti anni persiste ancora oggi, Esso infatti, viene considerato uno degli alimenti più pregiati in assoluto e prediletto dai professionisti dell’alta cucina.

Liliana De rosa
2025-08-19 00:04:49
Numero di risposte
: 13
Il tartufo ha origini antichissime.
Basti pensare che alcuni studiosi ritengono che questo raro prodotto della terra era già conosciuto, e consumato, al tempo dei Sumeri e dei Babilonesi.
La prima vera testimonianza diffusa in Europa, la si può trovare nella Naturalis Historia di Plinio il Vecchio.
Gli aneddoti riportati hanno rivelato che il tartufo, in latino denominato terrae tuber o semplicemente tuber, era molto apprezzato a tavola dagli antichi Romani che avevano copiato l’uso culinario dagli antichi Etruschi.
Anche i greci usavano il tartufo nella loro cucina, come dimostrato dal filosofo Plutarco di Cheronea che tramandò l’idea che il raro e pregiato fungo nascesse dalla combinazione di alcuni elementi naturali come acqua, calore e fulmini.
Nel medioevo del tartufo se ne perde traccia fino a quando non ricompare nell’età rinascimentale tra le tavole delle nobili Caterina de’ Medici e Lucrezia Bolgia, oltre che nei banchetti più prestigiosi d’Europa.
Il primo vero trattato, riguardante interamente il tartufo, lo si deve al medico umbro Alfonso Ciccarelli scritto nel 1564 dal titolo “Opusculus de tuberis”.
Nell’Europa di questo periodo il tartufo veniva anche denominato “aglio del ricco”, a causa del suo leggero odore riconducibile alla pianta oltre a trovarne in quantità notevoli.
Nel ‘700, il Conte de Borch pubblica una monografia sul tartufo denominata “Lettres surles truffes du Piemont”, mentre Vittorio Pico nel 1788 descrive il tartufo bianco chiamandolo con il nome di Tuber Magnatum.
Solo nel 1831 si ottiene la prima descrizione scientifica del prezioso fungo ipogeo, grazie alla “Monographia Tuberacearum” scritta da Carlo Vittadini.
Con la pubblicazione di questo libro nasce l’idnologia, la scienza che ancora oggi studia i tartufi.
Dopo di ciò si arriva fino al 1929 per parlare del personaggio principale per il mondo dei tartufi: Giacomo Morra.
Il noto ristoratore e albergatore di Alba ebbe la brillante idea di rendere il tartufo bianco un oggetto di culto internazionale, creando attorno al prezioso fungo un evento di richiamo sia turistico che gastronomico.

Enrico Fabbri
2025-08-10 20:44:38
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: 15
Gli aneddoti riportati dimostrano che il tartufo, in latino definito semplicemente Tuber, era assai apprezzato alla tavola dei Romani, i quali raccolsero certamente dagli Etruschi l’uso culinario di questo fungo.
Nel primo secolo d.C., grazie al filosofo greco Plutarco di Cheronea, si tramandò l’idea che il prezioso fungo nascesse dall’azione combinata dell’acqua, del calore e dei fulmini.
Per lungo tempo i naturalisti sono stati in disaccordo sulla classificazione del tartufo.
Qualcuno lo definiva una pianta, altri un’escrescenza del terreno, o addirittura un animale!
A prescindere dalle credenze comunque il tartufo rimase sempre un cibo altamente apprezzato, soprattutto nelle mense di nobili ed alti prelati.
Nel Settecento il tartufo piemontese era considerato presso tutte le corti europee un alimento tra i più ghiotti.
Tra i grandi estimatori di questo “frutto della terra” non va dimenticato il musicista Gioacchino Rossini, che lo definì “il Mozart dei funghi”.
Il tartufo bianco piemontese è sempre stato considerato il più pregiato, ma solo nel ‘900, il Tartufo d’Alba ha acquistato fama mondiale, grazie alla geniale opera di promozione svolta da Giacomo Morra, albergatore e ristoratore di Alba, giustamente “incoronato” Re dei Tartufi già nel 1933 dal Times di Londra.

Soriana Rinaldi
2025-08-10 19:57:39
Numero di risposte
: 11
La lunga storia d’amore tra uomo e tartufo inizia moltissimo tempo fa. Stando agli storici, a quasi 5.000 anni fa. I primi a portare in tavola il tartufo, secondo recenti fonti storiografiche, furono i Babilonesi prima e i Sumeri in epoca successiva. Possiamo dunque datare al 3.000 a.C. la scoperta di questo pregiato fungo ipogeo e il suo contestuale utilizzo in cucina. I primi riferimenti scritti risalgono al primo secolo dell’era cristiana.
Nella Naturalis Historia, l’erudito latino Plinio il Vecchio sosteneva che il tartufo, a quel tempo definito tuber, fosse un prodotto miracoloso della natura in quanto nasce e cresce senza radici.
Le notizie sull’uso culinario del tartufo si fanno più consistenti dal Rinascimento in avanti.
È noto che nel Settecento i tartufi piemontesi erano apprezzati al punto che i Savoia li utilizzavano come “dono diplomatico”, inviandoli presso tutte le corti europee.
Il tartufo bianco d’Alba ha acquisito fama internazionale grazie a Giacomo Morra, fondatore di Tartufi Morra e ideatore della Fiera del tartufo d’Alba.
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