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I narcisi di Wordsworth: il quotidiano diventa poesia

Con la zona rossa si torna ad accontentarsi di trovare la meraviglia nelle piccole cose, come nei narcisi di Wordsworth. Il peso di non poter viaggiare è ormai diventato un fardello, perché il giusto sacrificio che ci viene imposto richiede di rinunciare spesso al nostro benessere psicologico, che a volte solo l’aria aperta e i paesaggi a cui siamo legati ci danno.

Ma la letteratura ci viene in soccorso, come spesso accade, facendoci immaginare luoghi lontani, nuove avventure, bellezze inesplorate dal corpo perché percorribili solo con la fantasia.

Perciò basta qualche narciso nano sul balcone di casa a stimolare il processo che William Wordsworth chiamava “recollection in tranquillity”, la reminiscenza caratterizzata da immagini, suggestioni e ricordi avvolgenti che ci trasportano in un’altra dimensione.

Nella poesia I Wandered Lonely as a Cloud, pubblicata nel 1807 e antesignana del movimento romantico inglese, Wordsworth ci ricorda quanto sia importante viaggiare con la mente. E quanto il processo creativo sia essenziale nel nostro immaginario personale, affinché la dullness della vita di tutti i giorni – soprattutto QUESTA vita di tutti i giorni – lasci spazio a una quotidianità poetica e stimolante.

I Wandered Lonely as a Cloud: i narcisi di Wordsworth

I wandered lonely as a cloud
That floats on high o’er vales and hills,
When all at once I saw a crowd,
A host, of golden daffodils;
Beside the lake, beneath the trees,
Fluttering and dancing in the breeze.

Continuous as the stars that shine
And twinkle on the milky way,
They stretched in never-ending line
Along the margin of a bay:
Ten thousand saw I at a glance,
Tossing their heads in sprightly dance.

The waves beside them danced; but they
Out-did the sparkling waves in glee:
A poet could not but be gay,
In such a jocund company:
I gazed—and gazed—but little thought
What wealth the show to me had brought:

For oft, when on my couch I lie
In vacant or in pensive mood,
They flash upon that inward eye
Which is the bliss of solitude;
And then my heart with pleasure fills,
And dances with the daffodils.

Wordsworth sta camminando nella pittoresca zona del Lake District nel nord dell’Inghilterra e osserva lo spettacolo naturale che lo circonda. La testa è leggera, il respiro è lento, il corpo è avvolto da una sensazione di elevazione dal terreno, fluttua.

Narcisi gialli appaiono davanti agli occhi del poeta, mentre danzano mossi dalla brezza, agitando le teste, cullati dal vento.

L’immaginario all’improvviso cambia, dalla terra ci spostiamo verso il cielo, talmente è forte la suggestione. Come stelle i narcisi dorati riempiono un vuoto, il tempo e lo spazio.

La suggestione effimera del sublime

Ma come ci insegna Burke con la sua teoria del sublime, che andrà a impregnare profondamente la letteratura romantica inglese, lo spettacolo che ci toglie il fiato si gode nella sua immediatezza. Non vi è spazio per una lucida riflessione, dobbiamo assorbirne ogni singola goccia, paralizzati come siamo dalla meraviglia. E lo facciamo in modo irrazionale, lasciandoci pervadere da emozioni totalizzanti.

In che modo allora possiamo fare tesoro di una esperienza sublime se è così effimera nella sua durata?

La reminiscenza in tranquillità

Ecco che gli ultimi versi della poesia di Wordsworth ci danno la chiave interpretativa, diventando ausilio concreto. E’ infatti con la “recollection in tranquillity” che avviene il miracolo della trasformazione della nostra quotidianità.

Un flash improvviso, scatenato da un pensiero, da una suggestione, da uno stato d’animo particolare. Ed ecco che l’immagine dei narcisi gialli che danzano sulle rive del lago riaffiora con naturalezza, come fosse istinto primordiale mai dimenticato.

E poi il mio cuore si riempie di piacere
E danza con i narcisi

Attenzione però: non si tratta di ricordo. Il ricordo implica un qualche intervento consapevole della mente. La reminiscenza, al contrario, affiora inaspettata, senza che vi sia sforzo della mente.

Mentre osservo i miei narcisi nani sul terrazzo come faceva Wordsworth, mentre i caldi raggi solari mi sferzano l’epidermide gettandomi in uno stato di tranquillità profonda, mi accorgo che il processo di recollection si è automaticamente avviato.

Le suggestioni vagano libere, niente le trattiene. Riaffiorano libri, poesie, profumi, sensazioni, persone e anche il mio cuore, all’improvviso, si riempie di quello stesso piacere intenso. Il quotidiano diventa creazione, la mente torna a essere più leggera. I narcisi di Wordsworth hanno fatto centro.

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