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Cosa mangiano gli italiani per Natale?

Nayade Rinaldi
Nayade Rinaldi
2025-08-05 03:52:18
Numero di risposte : 13
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Da Nord a Sud, i piatti della tradizione natalizia italiana sono diversissimi. Un mix di sapori così vari che danno vita a una tavolozza di gusti coloratissima. Sono diversi così come lo sono i momenti in cui si festeggia: al Centro e al Sud, infatti, la grande festa è il Cenone della Viglia, mentre al Nord è d'obbligo il pranzo del 25. E ci sono anche regole precise per quanto riguarda il che cosa mangiare: il 24 sera è opportuno preparare una cena di “magro”, solitamente a base di pesce, mentre a Natale si può dare libero sfogo alla fantasia (e via libera anche alla carne). Tratti comuni non mancano: dalla frutta secca ai panettoni. Una delle specialità valdostane che si mangia per la festa di Natale è la carbonade, carne di manzo cotta nel vino rosso; vanno poi molto anche i crostini al miele, da condire con salumi di capra o pecora essiccate e aromatizzate. In Piemonte non è Natale senza gli agnolotti e il gran bollito misto, condito con le salsine tra cui il bagnet ross e verd. Ravioli, verdi o di carne, e cappon magro, piatto di verdure e pesce, troneggiano invece sulle tavole liguri: e se in Lombardia, a sorpresa, uno dei piatti più tradizionali è l'anguilla cotta al cartoccio, in Veneto si mangia la polenta con il baccalà e il lesso con le salse. In Friuli si va di brovada e muset, una zuppa di rape e cotechino, con la polenta, e poi trippa con sugo e formaggio e il cappone. Tortellini e passatelli, rigorosamente in brodo, tagliatelle e lasagne, ma anche tortelli di zucca e alle erbette, e prosciutto e culatello: è l'Emilia Romagna, patria della buona cucina soprattutto a base di carne. Anche se ci sono delle eccezioni: come Modena, dove si mangia pesce, soprattutto conservato. Lì si gustano gli spaghetti con tonno, sgombro, acciughe e pomodoro, ma anche il baccalà in umido o fritto. E il baccalà è protagonista anche nelle tavole della vigilia nel Lazio, dove abbonda anche il fritto misto di verdure e il capitone. A Roma, alla Viglia, non può mancare la minestra di pesce o la pasta e broccoli in brodo di arzilla. Brodo di cappone, spaghetti alle vongole, friselle, cappone imbottito con insalata di rinforzo e poi struffoli, roccoccò e frutta secca: è la Campania, che si presenta in grande per le feste di Natale. Pesce, carne e verdure non mancano nemmeno in Basilicata, Calabria e Puglia. Nella prima, per le feste si mangia la minestra di scarole, verze e cardi in brodo di tacchino, e poi baccalà lesso e pane con le mandorle. La Calabria sfoggia salumi, dalla pancetta al capicollo, dalla soppressata alla salsiccia, e poi spaghetti con mollica di pane e alici e capretto o pesce stocco accompagnati con broccoli calabresi saltati. In Sardegna si possono assaporare i culurgiones de casu, che sono ravioli ripieni con sugo di pomodoro, e poi gli immancabili malloreddus, gnocchetti di semola al sugo di salsiccia. Insalata di arance, aringa e cipolla, cardi in pastella, gallina in brodo, pasta con le sarde e beccafico imperano invece in Sicilia. Si fa anche lo sfincione, una pizza tipica a base di cipolla, che si abbina ai cardi in pastella e alla gallina in brodo. Tanti i dolci: dai buccellati alle cassate e cannoli.
Gabriella Pellegrino
Gabriella Pellegrino
2025-08-05 00:09:11
Numero di risposte : 14
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Pasta fatta in casa, minestre, verdure, carne o pesce: la famiglia riunita per il cenone della Vigilia e per il pranzo del 25 ama gustare i piatti di una volta, quelli che preparavano le nostre nonne e che si tramandano da madre in figlia. Anche se ogni regione ha un proprio menù, vari cibi, pur con qualche variante, sono consumati in diverse località. In Emilia Romagna, a Natale non può mancare un buon piatto di tortellini con la classica sfoglia all’uovo, ripieni di carne e cotti in brodo di cappone. La lasagna è un piatto che a Natale è scelto da numerose famiglie, in ogni angolo della Penisola. Il baccalà è consumato in numerose regioni nel cenone del 24 dicembre ed è preparato in moltissimi modi. È preparato in moltissimi modi: fritto in Lazio e Campania, in umido in Puglia, lesso in Basilicata, con uvetta, origano, pinoli e noci in Molise, con la polenta in Veneto. L’abbacchio è un agnello cotto in forno con olio, aglio, salvia, rosmarino e vino bianco, servito con una crema di aglio, acciughe, aceto di vino bianco e olio. Il cappone è diffusissimo sulle tavole natalizie dell’Italia settentrionale e centrale, ripieno in Lombardia e Toscana, bollito in Umbria e Liguria, arrosto in Piemonte e Marche. Immancabile nel menù della Vigilia in Molise il capitone, cucinato in umido, con alloro e aglio, in Campania e Lazio, dove nonostante il suo elevato contenuto di grassi è fritto e servito caldissimo. Diffusa nel Friuli Venezia Giulia, è la brovada e muset, una pietanza a base di rape bianche macerate per novanta giorni nella vinaccia e poi cotte con il loro liquido, alloro e con un soffritto di aglio, lardo e rosmarino che accompagnano il musetto, caratteristico cotechino friulano formato dalle parti della testa del maiale, tra cui il muso. Il cavolfiore è protagonista del cenone della Vigilia nel Lazio, dove è consumato in pastella, e in Campania, come ingrediente della cosiddetta “insalata di rinforzo” insieme a olive nere, capperi e “papaccelle” (peperoni piccoli sott’aceto).